Spread BTP Bund: Cosa Significa e Perché è un Indicatore Importante?
Lo spread BTP Bund viene spesso citato dai telegiornali e nominato sulle testate finanziarie. Solitamente viene preso come riferimento il rendimento dei titoli di Stato di entrambi i Paesi a 10 anni. Qual è però il suo significato?
Precisamente lo spread BTP Bund è il differenziale fra il rendimento dei titoli italiani (BTP) e quello dei titoli tedeschi (Bund). La frase appare però molto complicata, cerchiamo quindi di semplificarla con un esempio.
Ammettiamo che il rendimento del BTP a 10 anni sia del 3,50%, mentre il rendimento del Bund tedesco a 10 anni sia dello 0,50%. Lo spread BTP Bund sarà quindi di 300 punti base, l’operazione da fare è dunque 3,50 – 0,50 e moltiplicare il risultato per 100.
Perché proprio il Bund tedesco? Gli analisti prendono in considerazione il differenziale con il titolo di Stato della Germania perché è considerato il più solido in Europa, ma lo spread può esserci anche con i titoli di Stato della Spagna, del Portogallo, della Grecia e così via.
Se da una parte la Germania viene presa come modello di stabilità, il paese ellenico è invece considerato quello meno stabile in Europa finanziariamente parlando. Lo spread con la Grecia è quindi anch’esso preso in considerazione, ma in un opposto punto di vista rispetto allo spread BTP Bund.
Quali sono gli effetti di un rialzo eccessivo dello Spread BTP Bund?
Il rialzo dello spread BTP Bund è un indicatore di sfiducia verso l’Italia, significa infatti che gli investitori decidono di vendere i titoli di Stato italiani in loro possesso o smettono di comprarli.
Il primo effetto è un aumento della spesa per la Repubblica Italiana, infatti se il rendimento cresce significa che lo Stato dovrà dare più soldi all’investitore obbligazionario. Un calo dello spread porta quindi a un risparmio per le casse dello Stato.
Il titolo di Stato è infatti un’obbligazione, sulla quale vi è un rating posto dalle agenzie, il quale determina la capacità dello Stato di sostenere il debito, ossia di ripagarlo.
Il disinteresse degli investitori verso il nostro Paese può scatenare una crisi economica, dal momento che l’Italia ha un debito molto ingombrante e necessita continuamente di nuova liquidità. Solitamente un aumento dello spread BTP Bund provoca un ribasso a Piazza Affari dal momento che molte banche italiane detengono nel proprio portafoglio una buona quota di BTP.
Non c’è invece correlazione fra lo spread BTP Bund e il tasso Euribor, come spiegato da questo articolo del Sole 24 Ore. Va specificato però lo spread BTP Bund può influire sul costo dei mutui. Infatti il tasso variabile è composto dal tasso Euribor e uno spread, quest’ultimo a differenza del primo è deciso dalle banche.
Le banche raccolgono moneta attraverso i conti, raccolta interbancaria ed obbligazioni. Su tutti e tre le componenti le banche ovviamente pagano un interesse o un costo. Quest’ultimo potrebbe impennarsi qualora lo spread BTP Bund si dovesse impennare a dismisura. Per tale ragione le banche potrebbero quindi concedere mutui a un prezzo più elevato.
La politica nello spread BTP Bund
L’andamento dello spread BTP Bund dipende molto dalle scelte di politica economica del governo italiano. Una politica economica volta agli investimenti, alla crescita, ma soprattutto attenta al bilancio dello Stato solitamente piace ai mercati e permette allo spread di ridursi.
Viceversa una politica economica non attenta alla gestione del debito sovrano può causare instabilità sui mercati finanziari. Infatti una politica economica non accorta non è ben vista dagli investitori, che semplicemente non avranno alcun interesse nell’investire sul debito italiano, ma porteranno i propri soldi altrove.
Nel 2011 scoppiò la crisi del debito sovrano e nell’estate di quell’anno la BCE chiese al governo italiano guidato da Silvio Berlusconi di effettuare una manovra correttiva di circa 50 miliardi di euro. Tale lettera fu percepita dall’opinione pubblica come un possibile rischio di bancarotta per il nostro Paese. Lo spread BTP Bund si impennò raggiungendo il suo massimo storico il 9 novembre a quota 574 punti base.
Berlusconi si dimise e il presidente della Repubblica Napolitano nominò Mario Monti prima senatore a vita, poi gli fornì l’incarico di formare un nuovo governo, che sarà guidato dai tecnici.