Approfondimenti e curiosità

Bolla delle dot-com: perché è scoppiata la bolla finanziaria?

La bolla delle dot-com avvenne tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio. Fu un evento caratterizzato da un’esplosione di investimenti nel settore delle tecnologie e, in particolare, nelle aziende collegate a internet. La bolla delle dot-com fu uno dei fenomeni più straordinari e, allo stesso tempo, devastanti nel mondo degli investimenti.

Sviluppo delle aziende dot-com

Negli anni ’90, internet si stava diffondendo sempre di più in tutto il mondo e stava rivoluzionando modi di comunicare, studiare, lavorare e tanto altro ancora. Nuove aziende, spesso denominate “dot-com” a causa delle tipiche estensioni “.com” nei loro nomi di dominio web, stavano sfruttando questa nuova piattaforma per offrire servizi innovativi e rivoluzionari. L’entusiasmo crescente ha alimentato un afflusso di investimenti, creando una frenesia da parte degli investitori.

Le start-up dotcom, anche se spesso prive di profitti o addirittura di un modello di business chiaro, erano viste come il futuro e venivano finanziate a ritmi forsennati. Gli investitori erano affascinati dalle prospettive di crescita esponenziale e di alti rendimenti su investimenti relativamente piccoli.

Perché scoppiò la bolla delle dot-com?

Le motivazioni che hanno portato allo scoppio della bolla delle dot-com sono molteplici. Innanzitutto la bolla è stata alimentata da un profondo cambiamento nell’atteggiamento verso il rischio e dagli effetti dell’evoluzione tecnologica. Certamente quest’ultima ha reso l’accesso a internet più diffuso, aprendo nuove opportunità di business e aumentando la fiducia nel potenziale a lungo termine delle aziende che lavoravano online.

D’altro canto alcuni investitori iniziavano a investire con più leggerezza ed erano disposti a scommettere su aziende con prospettive innovative, ma spesso ignorando i tradizionali indicatori finanziari, come per esempio i profitti. Inoltre Il timore di perdere l’opportunità di investire in aziende che potrebbero diventare la prossima “leader del mercato” ha spinto molti a investire ciecamente.

Le aziende tecnologiche che sono crollate durante la bolla delle dot-com hanno subito un crollo per diversi motivi, tra cui problemi con il loro modello di business, una valutazione distorta ed eccessivamente alta e la mancanza di profitti o prospettive realistiche di generarli nel medio e lungo periodo. Ecco alcuni tra i principali motivi del crollo.

  1. Mancanza di profitti sostenibili: molte delle aziende coinvolte nella bolla non producevano profitti, e alcune nemmeno avevano un chiaro percorso verso la redditività. Nonostante la promessa di crescita esponenziale e l’entusiasmo degli investitori, la mancanza di una base di profitti sostenibili ha reso difficile il mantenimento delle operazioni nel lungo termine.
  2. Eccessiva valutazione: le valutazioni delle aziende durante la bolla erano spesso gonfiate in modo sproporzionato rispetto ai loro guadagni reali e al potenziale di guadagno futuro. Gli investitori erano disposti a investire enormi somme di denaro in aziende con entrate relativamente basse o addirittura inesistenti, basandosi sulle aspettative di crescita futura.
  3. Modello di business non sostenibile: alcune delle aziende coinvolte nella bolla non avevano un modello di business chiaro e sostenibile. Molte di esse si basavano sull’acquisizione di utenti o sull’aumento della quota di mercato, senza avere una strategia chiara su come monetizzare effettivamente i loro servizi o prodotti.
  4. Cattiva gestione finanziaria: alcune aziende hanno gestito in modo imprudente i loro finanziamenti e non sono state in grado di allocare adeguatamente le risorse per la crescita e la redditività. La corsa all’espansione rapida e l’uso incontrollato di fondi hanno contribuito al loro declino.
  5. Sopravvalutazione delle aspettative degli investitori: gli investitori erano spinti da aspettative eccessivamente ottimistiche sull’andamento futuro delle aziende tecnologiche. Questa eccessiva fiducia ha portato a un’eccessiva speculazione e al successivo crollo quando le aspettative non sono state soddisfatte.

Sostanzialmente il crollo delle aziende durante la bolla delle dot-com è stato causato da una combinazione di aspettative irrealistiche, gestione finanziaria insufficiente, mancanza di profitti sostenibili e modelli di business poco solidi. L’entusiasmo e la frenesia degli investimenti hanno contribuito a una valutazione irrazionale delle aziende, portando la loro capitalizzazione azionaria agli inizi del 2000 a livelli molto elevati.

L’esplosione della bolla delle dot-com

La frenesia degli investimenti non poteva durare per sempre. Alla fine del 2000 e all’inizio del 2001, l’entusiasmo intorno alle dot-com è improvvisamente crollato. Molti investitori hanno iniziato a rendersi conto che molte di queste aziende non generavano profitti e che i loro modelli di business erano insostenibili.

Il mercato azionario ha subito una correzione significativa, con il crollo di numerose aziende dot-com e la perdita di ingenti capitalizzazioni di mercato. Molte start-up, nonostante gli alti investimenti, hanno chiuso i battenti a causa della mancanza di fondi e della pressione per generare profitti sostenibili.

L’andamento del Nasdaq durante la bolla delle dot-com

Durante la Bolla delle Dot-com, il Nasdaq Composite Index, che rappresenta l’andamento delle azioni delle società quotate sul mercato tecnologico Nasdaq, ha raggiunto il suo livello più alto e il suo livello più basso nei seguenti punti.

  • Livello più alto: l’indice Nasdaq ha raggiunto il livello più alto il 10 marzo 2000, quando ha toccato quota 5.048,62 punti. Questo è stato il culmine della bolla delle dotcom, con un forte aumento dei prezzi delle azioni delle società tecnologiche e di Internet.
  • Livello più basso: Il livello più basso dell’indice Nasdaq durante la correzione post-bolla è stato toccato il 9 ottobre 2002, quando ha chiuso a 1.114,11 punti. Questa è stata una significativa correzione a seguito del crollo della bolla delle dotcom, con un calo del mercato azionario e una perdita di fiducia degli investitori.

In termini percentuali l’indice Nasdaq ha subito un crollo del circa il 77.94% dopo il picco della Bolla delle dot-com, considerando la differenza tra il livello più alto e il livello più basso registrati dall’indice durante questo periodo. Questo rappresenta una correzione significativa e ha avuto un impatto significativo sull’intero settore tecnologico e sull’entusiasmo degli investitori.

Il Nasdaq Composite Index ha recuperato il valore del picco della bolla delle dot-com solo molti anni dopo il crollo iniziale. Dopo il picco del 10 marzo 2000, è iniziata una lunga fase di correzione e ribasso dei prezzi delle azioni, che è proseguita fino al 2002-2003.

Il Nasdaq ha raggiunto nuovamente il valore del picco della bolla solo nel periodo successivo al 2015, circa 15 anni dopo il 10 marzo 2000. La ripresa è stata graduale e è stata influenzata da diversi fattori, tra cui una nuova generazione di aziende tecnologiche di successo, l’innovazione continua nel settore tecnologico e un’ampia adozione dell’Internet e delle nuove tecnologie in vari settori dell’economia.

Società americane che fallirono durante la bolla delle dot-com

Durante la bolla delle dot-com, molte società hanno visto un rapido successo seguito da un altrettanto rapido declino o addirittura dalla chiusura. Ecco alcune delle società più importanti che non hanno resistito alla bolla:

  • Pets.com: forse uno degli esempi più emblematici della bolla, era un’azienda che vendeva prodotti per animali domestici online. Nonostante una campagna pubblicitaria di successo, ha chiuso nel 2000. Specifichiamo che oggi il dominio pets.com rimanda a PetSmart, una società che non ha nulla a che vedere con la Pets.com fallita nel 2000.
  • Webvan: una società di consegna di generi alimentari online che ha bruciato una quantità enorme di denaro generato pochissimi profitti. Ha dichiarato bancarotta nel 2001.
  • eToys: un rivenditore online di giocattoli che ha sofferto a causa di una cattiva gestione finanziaria e della competizione con giganti del settore come. Ha dichiarato bancarotta nel 2001.
  • Kozmo.com: un servizio di consegna a domicilio di prodotti di consumo e intrattenimento che ha bruciato molti fondi senza mai diventare redditizio. Ha chiuso nel 2001.

Società americane che sopravvissero alla bolla delle dot-com

Alcune società sono invece sopravvissute alla bolla delle dot-com, i cui nomi sono oggi molto famosi. Queste società hanno avuto una gestione più prudente, un modello di business più sostenibile e una maggiore capacità di adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato. Ecco alcuni esempi più noti:

  1. Amazon: nonostante le perdite iniziali e la pressione degli investitori durante la bolla, Amazon ha resistito e ha continuato a crescere fino a diventare uno dei giganti globali dell’e-commerce.
  2. eBay: anche se ha subito una flessione temporanea durante la bolla, eBay ha dimostrato solidità e ha continuato a crescere come uno dei principali e-commerce del mondo.
  3. Google (gruppo Alphabet): pur essendo stata fondata poco prima del crollo della bolla, Google è cresciuta costantemente ed è diventata una delle aziende tecnologiche più potenti e influenti al mondo.
  4. Apple: ha avuto i suoi problemi negli anni ’90, ma ha prosperato a partire dal decennio successivo grazie al successo di prodotti come l’iPod, iPhone e iPad.
  5. Netflix: sebbene abbia iniziato come servizio di noleggio DVD, Netflix si è adattata e ha abbracciato il modello di streaming online, diventando uno dei leader dell’industria dell’intrattenimento.

La bolla delle dot-com nel mondo

Sebbene sia stata più prominente negli Stati Uniti, la bolla delle dot-com ha avuto un impatto significativo su molti Paesi al di fuori degli USA. L’esplosione della bolla delle dot-com è stata un fenomeno globale a causa della natura interconnessa dei mercati finanziari e dell’entusiasmo globale per le aziende tecnologiche e legate a internet.

In molti Paesi, tra cui Regno Unito, Canada, Australia, Germania, Francia e Giappone, si è verificata una crescita parallela di aziende tecnologiche attive su internet e un aumento degli investimenti in questo settore. Anche lì, molte di queste società hanno visto un forte aumento dei prezzi delle azioni, anche se spesso senza una base fondamentale solida.

Quando la bolla ha iniziato a scoppiare negli Stati Uniti, l’impatto si è diffuso globalmente. I mercati azionari di molti Paesi hanno subito un forte calo a causa della vendita di massa delle azioni delle società tecnologiche e dell’investimento frenetico precedentemente alimentato dalla speculazione.

Quindi, sebbene la Bolla delle Dot-com abbia avuto il suo epicentro negli Stati Uniti, il suo impatto si è esteso a livello internazionale, dimostrando l’interconnettività dei mercati finanziari globali e l’entusiasmo condiviso per le tecnologie emergenti in quel periodo.

La bolla delle dot-com in Italia

La Bolla delle Dot-com ha avuto un impatto anche in Italia, anche se in misura minore rispetto agli Stati Uniti e ad alcuni altri Paesi. L’entusiasmo per le aziende tecnologiche e legate a Internet ha influenzato il mercato azionario italiano durante quel periodo.

Durante la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000, diverse aziende italiane legate al settore tecnologico hanno ottenuto un aumento significativo dei prezzi delle azioni.

Andamento indice Mib30 durante la bolla delle dot-com

Tuttavia, quando la bolla ha iniziato a scoppiare, l’indice azionario italiano, il FTSE MIB (all’epoca si chiamava Mib30), ha subito anch’esso un notevole calo, anche se in misura inferiore rispetto al NASDAQ negli Stati Uniti, portando gli investitori in Italia a subire perdite piuttosto elevate.

  • Livello più alto: 50.108 punti del marzo del 2000
  • Livello più basso: 20.324 punti del marzo del 2003

Considerando questi valori, il principale indice italiano nell’arco di 3 anni ha perso circa il 60% del suo valore. È importante sottolineare come l’indice FTSE MIB, che è il nome attuale del Mib30, non abbia più raggiunto i 50.000 punti. Infatti, sebbene abbia conosciuto una crescita fino al 2007, arrivando a toccare i 44.000 punti, successivamente è crollato nuovamente a causa della crisi internazionale dei mutui subprime.

Lorenzo Baldassarre

Sono un copywriter che collabora con diverse agenzie e siti web, principalmente su tematiche economiche-finanziarie, ma non solo. Easyfinanza.it è un mio progetto, che ho interamente sviluppato su tutti i suoi aspetti: contenuti, immagini, struttura del sito e piano editoriale basato sulla SEO.

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