Glossario finanza

Corso forzoso: di che cosa si tratta?

Il corso forzoso è un sistema monetario in cui la carta moneta non è convertibile in monete d’oro o in altre monete composte da altri metalli preziosi, come per l’esempio l’argento. Il corso forzoso è quindi alternativo al sistema aureo, chiamato anche Gold Standard, dove invece la carta moneta è convertibile in monete metalliche auree.

Negli Stati che adottano questo sistema dunque la carta moneta assume il ruolo di mezzo di pagamento nazionale per tutte le transazioni. In questo sistema il biglietto emesso dalla banca diventa quindi la moneta nazionale e il suo valore non è legato a quello dell’oro o di altri metalli preziosi.

Perché si ricorre al corso forzoso?

Le motivazioni che portano uno Stato ad adottare il corso forzoso possono essere molteplici. In primo luogo vi è la carenza di riserve d’oro, che porta all’impossibilità per uno Stato garantire la convertibilità della carta moneta in oro.

In passato gli Stati grazie al corso forzoso hanno potuto procedere con l’emissione di nuova moneta per sostenere la spesa pubblica, anche se questo avrebbe poi portato alla svalutazione della moneta stessa a vantaggio di valute estere. Un eccessivo deprezzamento della valuta porta a un’elevata inflazione con il rischio di una diminuzione del potere d’acquisto qualora non si verifichi contemporaneamente un soddisfacente sviluppo economico.

Un’inflazione molto famosa fu quella che si verificò in Germania nel 1923, quando il Papiermark della Repubblica di Weimar si deprezzò a tal punto che valeva meno della carta con cui veniva stampato.

Corso forzoso 1866 in Italia

L’Italia adottò per la prima volta il corso forzoso nel 1866 poco prima dell’inizio della terza guerra d’indipendenza contro l’Austria-Ungheria, che avrebbe portato all’annessione del Veneto anche grazie all’aiuto della Prussia, nostra alleata in quel breve conflitto.

Lo Stato italiano chiese alla Banca Nazionale del Regno un prestito di 250 milioni di lire. In quell’occasione i biglietti emessi dalla Banca Nazionale sarebbero dovuti essere inconvertibili, dunque l’Italia nel 1866 adottò per la prima volta il corso forzoso.

Implicazioni economiche del corso forzoso

L’adozione del corso forzoso comporta diverse conseguenze economiche. Sebbene consenta allo Stato di finanziare spese urgenti attraverso l’emissione di moneta non convertibile, questa pratica può portare a un aumento dell’inflazione. L’eccessiva emissione di moneta, infatti, riduce il suo potere d’acquisto, causando un incremento generale dei prezzi.

Inoltre, la perdita di fiducia nella moneta nazionale può spingere i cittadini a cercare valute estere o beni rifugio, aggravando ulteriormente la svalutazione. È quindi fondamentale che l’adozione del corso forzoso sia accompagnata da politiche economiche prudenti per mitigare tali effetti negativi.

Il corso forzoso nel contesto internazionale

Il corso forzoso non è un fenomeno isolato all’Italia; numerosi Paesi hanno adottato questo sistema in periodi di crisi. Ad esempio, durante la Prima Guerra Mondiale, molte nazioni europee sospesero la convertibilità aurea per finanziare lo sforzo bellico.

Anche gli Stati Uniti, nel 1933, sotto la presidenza di Franklin D. Roosevelt, abbandonarono il gold standard per affrontare la Grande Depressione, introducendo il corso forzoso del dollaro. Questi esempi evidenziano come il corso forzoso sia spesso una risposta a circostanze eccezionali che richiedono interventi monetari straordinari.

Lorenzo Baldassarre

Sono un copywriter che collabora con diverse agenzie e siti web, principalmente su tematiche economiche-finanziarie, ma non solo. Easyfinanza.it è un mio progetto, che ho interamente sviluppato su tutti i suoi aspetti: contenuti, immagini, struttura del sito e piano editoriale basato sulla SEO.

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